Quando c'era Pippo

spettacolo finalista Premio Scenario infanzia 2012

tratto dal diario di Giulia Re, partigiana e staffetta

“Il 10 Giugno del 1940 fu dichiarata la guerra.
Ero nel cortile di casa mia a Milano,
a ridere e giocare
spensierata e ignara
di quello che la guerra portava.
E i mesi che seguirono furono per me tempi di paura,
e da ragazzina che ero divenni grande
e consapevole di quello che stava accadendo.
Il tempo dei giochi era finito.”
Giulia Re - staffetta e partigiana

"Qualche anno fa ho chiesto a mia nonna di riscrivermi i suoi ricordi di guerra; ricordi che per anni mi sono stati raccontati anche in modo ironico. Ho voluto condividere queste memorie con la compagnia, con l’idea di dare vita a un periodo storico italiano, la Resistenza, vissuta in una città, Milano, da una famiglia semplice e popolana che non ha mai chinato la testa sotto le bombe lanciate dal Republic P47 Thunderbolt detto Pippo, un piccolo aereo che passava nei cieli del nord Italia nella fase finale della seconda guerra mondiale, sganciando bombe e volando a bassa quota. Mia nonna, Giulia Re, mi ha lasciato un diario, con le sue testimonianze di quel periodo, con le sue paure e la sua voglia di ribellione."

Greta Oldoni – OSM

Quando c'era Pippo narra la vita di due giovani ragazzi nel periodo che va dal 1940 al 1945. La guerra c'è ma non si vede, incombe silenziosa nella vita quotidiana a interrompere la loro libertà.
Il nostro progetto parte proprio dal senso di memoria che i nostri nonni ci hanno tramandato. Dentro questi ricordi abbiamo trovato i valori che due giovani ragazzi dell'epoca sentivano fortemente: libertà, valore della vita, ironia, rapporti umani, volontà di credere insieme in un futuro migliore, povertà e dignità. Da tutto questo siamo rimasti colpiti, colpiti a fondo, nella pancia, abbiamo posto l'attenzione sulle nostre vite, comode, rapide, così piene di una libertà che non sappiamo gestire; così come non sappiamo più scegliere, perché abbiamo tutto o tutto è possibile. La funzione di questo spettacolo è mettere in parallelo la giovinezza rubata di allora con quella di oggi, le analogie e le differenze di due generazioni tanto lontane ma allo stesso tempo così vicine per bisogni e necessità. Qualcosa di importante per il nostro futuro che è ancora anagraficamente giovane e che ha bisogno non solo di conoscere la storia di una guerra, ma anche la storia di due persone che l'hanno vissuta. Due persone che hanno combattuto, senza armi, per conquistare e difendere qualcosa in cui credevano. Due persone, come tante altre rimaste anonime, che ormai nonni, hanno un unico modo per far sopravvivere un periodo che ha cambiato le nostre vite: raccontare. Il nostro compito ora è prolungare l'eco di un tempo in cui era difficile sognare, in cui era difficile essere felici, in cui era reato anche ascoltare la radio, eppure, c'era chi lo faceva lo stesso. Una guerra mondiale, rinchiusa dentro una piccola stanza. Nel periodo più difficile e triste della storia, c'è stato qualcuno che ha provato a vivere il più possibile, in un modo o in un altro.

Produzione
Fontemaggiore/Occhisulmondo
Regia Daniele Aureli/Matteo Svolacchia
Debutto

con Daniele Aureli - Greta Oldoni
drammaturgia Daniele Aureli e Massimiliano Burini
scene, audio e luci Matteo Svolacchia
assistente alla regia Massimiliano Burini